113) Tre amici al bar – 23/04/2023
Il primo diceva che tutti i migranti, regolari
e irregolari, buoni e cattivi, sono una risorsa
per l’Italia, per il contributo che danno
alla crescita economica e culturale del paese.
Anche i migranti che delinquono muovono
l’intera economia, dando lavoro a giudici e avvocati,
ai lavoratori delle carceri e al suo vasto indotto.
Il secondo diceva che la lotta alla mafia, come si fa
oggi, è inutile e inefficace, perchè non è mai diretta
contro i mafiosi in carne ed ossa, ma contro
la sua idea; perchè ai mafiosi reali si garantiscono
superdiritti (e possibilità di provare tutti i trucchi
per non pagare i reati) e alle loro vittime solo il diritto
di essere vittime; perchè, durante le manifestazioni
oceaniche con candeline e slogan, si sfila lontano
dalle case dei delinquenti, invece di stanarli
e prenderli a calci nel sedere, e mandarli via
dopo averli processati pubblicamente, derisi e sputati…
Concludeva che al contrario sono i mafiosi
che prendono a calci lo Stato, facendo pagare
le conseguenza di tale stato di cose alla gente
normale e onesta, in carne ed ossa; e in questo caso
– insisteva -, dal momento che la legge è tremante,
i cittadini hanno diritto a farsi direttamente giustizia,
sanando le ferite, al posto di chi fa le leggi
e di chi dovrebbe farle rispettare…..
Il terzo signore, con volto serio triste e incavolato,
diceva che in tutte le epoche sono morti invano
“quelli che si sono battuti fino alla morte
per difendere e affermare anche i diritti di chi
non li rispetta, la dignità e la libertà di chi
non sa e non vuole sapere di averli…
Ditemi voi (rivolgendosi ai due amici) se conviene
lottare per cose di cui molti non vogliono avere
coscienza e neppure un briciolo di conoscenza!”;
per chi non ha mai considerato e utilizzato, oltre
ai cinque sensi esterni, quelli del cuore e della mente,
i soli che regolano e tarano i nostri comportamenti,
stirando le differenze tra l’essere e il dover essere,
ipocrisia e verità, etica e la diffusa licensiosità…
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