294) La questione morale – 21/10/2023
una poesia al giorno
In una fase storica come l’attuale
caratterizzata da una società segnata
da un profondo degrado comportamentale,
le cui cause sono da ricercare
nella sacralizzazione machiavellica
degli interessi economici e del malaffare,
si pone con prepotenza la questione morale
per riaffermare e recuperare
un concetto alto della dignità umana.
Necessariamente,
se si vogliono raggiungere
concreti e duraturi risultati,
la questione morale passa dal rinnovamento
di tutte le Istituzioni che ricoprono
funzioni educative e formative:
i partiti politici, le associazioni culturali,
le associazioni di servizio, gli enti locali,
la scuola e le altre agenzie similari.
Attraverso la loro attività e impegno
si possono recuperare valori
che hanno contraddistinto
altre precedenti generazioni:
la coerenza di pensiero,
la trasparenza nei comportamenti,
le regole scritte e non della convivenza,
il senso dell’immagine individuale e collettiva,
la politica intesa come servizio e non come
un’azienda organizzata per realizzare
un profitto mortificando e penalizzando
le classi più deboli e impotenti,
e la democrazia veramente partecipata.
Come e da dove iniziare
per spezzare un circolo
diventato ormai vizioso
e renderlo diverso altro
possibilmente virtuoso?
L’adozione volontaria di un codice etico,
e non per legge o decreto,
nell’organizzazione del lavoro,
nei rapporti interpersonali,
nei rapporti sociali e politici,
nella selezione dei candidati,
nelle assunzioni in posti pubblici,
nell’impegno in eventi quotidiani,
potrebbe rappresentare un timido avvio
nel rafforzamento continuo
di principi meritocratici
ricacciando come vergognosi i cencelliani,
e nel rimuovere finalmente
il malcostume politico
insieme al malgoverno delle Istituzioni,
ormai diventati prassi
e consuetudini largamente accettati
da praticare e subire normalmente.
Soprattutto in periodi di forte crisi morale
bisogna prendere chiara e netta posizione
la neutralità e lo stare affacciati alla finestra
fa gli interessi dei furbi e profittatori,
l’ignavia in ogni tempo è condannata
come quella di coloro
“che visser senza infamia e senza lodo”
o senza adattato compromesso
“di colui che fece per viltate il gran rifiuto”.