Magna Grecia
E’ sempre utile e importante anche un timido ma convinto tentativo di veicolare, con parole scritti opere e comportamenti, i valori etici fondanti della civiltà mediterranea, pur rischiando oggi di andare incontro a situazioni imbarazzanti o di umorismo involontario, come un recente incontro davanti al Museo di Locri.
Me ne stavo seduto un giorno di agosto,
la calura appena lenita da un raggio ombroso
e un lieve refolo di brezza marina.
Davanti al Museo di Locri e riflettevo
sull’importanza per la memoria dei siti archeologici
e gli opportuni confronti con altri magnogreci
da Crotone a Taranto e Sibari
da Selinunte a Reggio e Segesta.
Solo l’arrivo di un attempato coetaneo mi distolse
riportandomi alla realtà con un secco saluto di benvenuto.
Dopo una lunga pausa, alquanto imbarazzante,
non trovando entrambi utili argomenti di conversazione,
quasi spontaneo si offrì alla mia attenzione,
il tema sempre attuale di costruire il presente e il futuro
sulle radici e le rovine di un passato ancora vivo
nella coscienza e nella mente di chi ha orgoglio e rispetto:
“Credo che per noi due è una fortuna abitare, entrambi,
su siti che hanno costruito le basi della civiltà umana,
io a Crotone sulla prima agorà della città
voi sul primo antico abitato locrese davanti al mare
che punta l’Oriente. E la gioia di tale felice posizione,
mi porta spesso a parlare con Pitagora e altre ombre…
Voi fate lo stesso con Zaleuco, Nosside e il togato di Petrara
tra i resti del tempio, qui a Marasà, dedicato ad Afrodite?”
Avrei voluto riportare di Pitagora i modelli dei versi aurei
(per ogni cosa il meglio è la misura)
e quelli di ogni valida e supportata conoscenza
(chi non sa quel che deve sapere, è un bruto fra bruti;
chi sa quel che deve sapere, è un uomo fra uomini;
ma chi sa più di quel che deve sapere è un dio fra gli uomini);
di Teano i primi riscatti femminili (i tempi illuminati
mi permisero di crescere nei tiasi frequentati da sole donne);
di Miscello le peripezie della fondazione di Kroton
(Apollo m’indirizzò per ben due volte sul largo seno);
di Milone le tante vittorie riportate ai giochi olimpici
(l’ultimo dei crotoniati vale più del primo dei greci…).
Di Zaleuco avrei voluto riferire del suo primato tra i legislatori
(fui il primo a redigere leggi scritte…);
di Nosside i canti amorosi, tra pinakes e il mito di Persefone
(nulla è più dolce dell’amore, ogni altra felicità gli è seconda);
e del togato di Petrara la grandezza romana…
Non mi diede il tempo di dare le adeguate informazioni,
il mio occasionale compagno, e con risposta veloce
(eu ne canusciu sti perzuni, né vogghiu mi canusciu; vi saluto)
andò via, lasciandomi solo con i miei dubbi di sempre
e le mie diuturne perplessità sulla natura umana…