Erme in dialogo
Sulla mia scrivania ho due piccole erme (Ippocrate
e Pitagora), in atteggiamento, a riposo, accigliato e serio,
che ad ogni telefonata cambiano espressione…
Il primo piange (e a volte a dirotto) ogni volta che sente
parlare di malasanità, di corruzione, disorganizzazione
e servizi medici scadenti. Ma ride felice per chi porta
rispetto e segue il suo giuramento…
Anche il secondo diventa triste e piangente ogni volta
che sente traditi i principi etici della convivenza umana,
sostituiti oggi da violenza gratuita, ambizione sfrenata
di potere e danaro. Ma sfodera, contento, un bel sorriso
per chi segue i “comandamenti” del versi aurei, il buon
senso e la giusta misura, col rammarico che pochi ormai
dei crotoniati apprezzano il suo pensiero e la sua scuola…
Con amarezza devo confessare che li vedo sempre tristi,
in lacrime e addolorati, in questo periodo caratterizzato
da ipocrisia, superficialità, contrasti, solitudine, egoismi,
pregiudizi, odio, arroganza, cattiveria e provincialismo.
“Un profeta non è disprezzato che nella sua patria e
in casa sua“, recita amaramente il Vangelo di Matteo.
E non sempre la mente e il cuore sono in sintonia…