Letterina di Natale 2018
Anteprima – Defilato spesso sui social per non importunare e infastidire, mi concedo ogni anno, a ridosso del Natale, la licenza di fare gli auguri (ad amici, parenti e persone che stimo) con lo strumento ormai in disuso della letterina (come da bambino facevo con i genitori, infilandola sotto il piatto di papà il giorno della festa più bella), per condividere dolci sentimenti, sentite emozioni e qualche briciola di riflessione in libertà (convinto e ormai rassegnato che “io non ho il potere di cambiare il mondo, ma certamente sì la libertà di dire come vorrei che fosse…”)
Nel confessare che non ho mai accertato seriamente se la letterina è gradita o sopportata o motivo di disturbo, Vi abbraccio e invio i migliori Auguri!
NATALE 2018
Carissimi, ho incontrato in sogno i re Magi di ritorno da Betlemme, in cammino verso i territori di provenienza… In sosta per riposarsi, li sentii disputare sulla natura di Dio (creatore o architetto dell’universo?), sorseggiando tè caldo, sotto una tenda in un canyon del Wadi Rum, nei pressi della città di Petra… Alla loro vista, d’istinto, cercai di allontanarmi per non recare disturbo, ma invano… Accortisi della mia mossa, i tre austeri personaggi mi fecero segno di avvicinarmi e sedermi accanto a loro… cosa che feci con gioia ed emozione.
Superato l’imbarazzo iniziale, cercai di “sfruttare” al massimo quell’occasione più unica che rara… partecipando sia al rituale del tè nel deserto che alla conversazione piacevole e interessante…
“Che tu sia il benvenuto fra di noi, viandante” disse Gaspare, “noi abbiamo ancora il cuore colmo di gioia e vogliamo condividere con tutti un grande evento che ci ha visto testimoni…”
“… La nascita di un bambino speciale,” incalzò Baldassarre “nuova luce e guida per le genti, atteso da sempre da umili e sapienti… Noi siamo partiti da terre lontane guidati da una stella, per deporre ai suoi piedi la Tradizione e la sapienza del tempo, perchè fossero arricchite di sacralità…”
“E per l’occasione abbiamo portato anche i giusti doni” aggiunse Melchiorre “per esaltare dell’illustre Bambino la regalità, la divinità e la fragilità, che lo rende simile agli uomini…”
La loro disponibilità e i modi affabili mi spinsero a fare delle domande e a chiedere i particolari del grande evento: “Saggi re, voi che, vestendovi di immensa umiltà, avete sentito il bisogno di omaggiare uno “sconosciuto”, mi potete riferire le vostre impressioni sul neonato, già osannato come il “re dei re”? Voi che da sempre studiate le dinamiche del bene e del male, voi che indagate senza sosta sulla possibilità di trovare elementi di connessione fra le diverse culture e religioni; voi che indicate la necessità di combattere incessantemente contro il male e di ricercare costantemente la verità, potete insegnarmi un utile percorso di vita, finalizzato al raggiungimento di giusti equilibri psico-fisici, buon senso e saggezza?”
Sorpresi, ma non troppo, tutti e tre cercarono, col sorriso sulle labbra, di soddisfare le mie richieste…
“Apparentemente il bambino che abbiamo visto, dopo tredici giorni di viaggio,” rispose per primo Melchiorre “assomiglia a tutti i suoi coetanei: piange per fame, gioca, sorride, si agita… La differenza è nello sguardo, già maturo e illuminato di luce divina…
“Fra qualche anno, la cultura e la civiltà umana” aggiunse Gaspare “si arricchirà di nuovi e decisivi contributi…”
“E il mondo si avvierà” completò Baldassarre “verso percorsi più impegnativi, ma gratificanti e catartici sul piano etico, umano e spirituale”
Dopo una breve pausa, intensa e pregnante di sacralità, i tre savi continuarono a dare risposte ai miei quesiti (mentre io, emozionato e commosso, continuavo a sorseggiare del tè ormai già freddo)…
“Ogni essere umano, per crescere e dare un senso alla propria vita, deve compiere un viaggio che non ha limiti spaziali nè durata temporale,” riprese Gaspare ” un percorso che non è semplice e neppure facile, ma sicuramente ricco di gratificazione per chi lo effettua…”
“Un percorso che necessita iniziare con degli interrogativi personali e interiori” s’inserì con le sue riflessioni Melchiorre “circa il livello di conoscenza di se stessi e dei propri comportamenti…”
“E’ il momento iniziale più importante” intervenne Baldassarre “in quanto bisogna sforzarsi, con naturalezza e sincerità, di prendere coscienza e conoscenza di quello che si è diventati con il condizionamento del contesto sociale. Solo così si può iniziare un percorso di miglioramento e di valorizzazione di ciò che positivo in noi, e di rimozione di tutto ciò che è negativo”
“Ma il cambiamento è possibile?” balbettai timidamente…
“Certo,” rispose a viva voce Melchiorre “però solo a condizione che ci sia la volontà di cambiare e trasformare il negativo in un percorso virtuoso. Su questo sono concordi quasi tutti gli uomini di cultura: conosci te stesso c’era scritto sul frontone del tempio di Apollo a Delfi; un forte invito al sapere era indicato sul frontone della Scuola pitagorica a Crotone; un richiamo vigoroso a seguire virtute e conoscenza è indirizzato ai compagni timorosi da Ulisse, intento ad allargare nuovi orizzonti…”
“Solo così, con tale premessa,” intervenne anche Gaspare,”è possibile curare (e prevenire), insieme alle malattie e ai disturbi fisici, quelli della mente (che ci fanno ragionare in modo errato e illogico) e quelli del cuore (che ci fanno deviare verso l’odio, l’invidia, il disprezzo, il dileggio, l’orgoglio, e tutta la gamma dei sentimenti negativi…)”
“Solo se c’è tale volontà” concluse Baldassarre “è possibile sviluppare un “cuore intelligente”, come re Salomone; solo se c’è tale volontà è possibile seguire e apprezzare la massima: non fare agli altri quello che non vorresti fatto a te, fai agli altri tutto il bene che vorresti che gli altri facessero a te…”
Ore 6.00, il suono prolungato di una sveglia mi ha riportato, con grande rammarico, alla realtà…
Non so che significato dare ai sogni (oltre a quelli indicati da Freud e Jung, come rappresentazione di disagi psichici da interpretare…); so per certo però che in questo caso i suoi contenuti e le sue simbologie sono in perfetta sintonia con il mio “pensiero” generale e con la stessa letterina dell’ultimo Natale (che di seguito trascrivo)… E di questa linearità e coerenza (anche onirica), sono contento e un po’ orgoglioso…
Natale 2017 – Carissimi, amo il silenzio che sa ascoltare e capire / che parla al cuore allo spirito e alla ragione / amo il silenzio che riempie ogni vuoto / rimbomba in ogni coscienza / ed è fonte di verità / amo il silenzio libero e creativo / pausa importante di ogni discorso / e di tutti i pensieri / amo il silenzio di Dio / che stimola il dubbio / la ricerca la conoscenza / e il senso della vita / amo il silenzio dell’universo / quando riempie ogni vuoto / pausa di procelle e trasformazioni / impercettibile segno di immortalità.
Il Natale silenzioso è intimità, è raccoglimento, è condivisione, è strumento di luce e verità (“noli foras ire, in te ipsum redi, in interiore anima habitat veritas” ammonisce Agostino di Tagaste); il Natale rumoroso è distraente, è divisione, è parolaio, è occasione di scontri e di rancori, è argine alla ricerca del bello, del vero e del giusto…
Il rientrare in se stessi ci aiuta a capire meglio le coordinate personali, familiari e sociali; ci rafforza nella convinzione di dover dare un nostro contributo a migliorare le nostre comunità e i nostri territori degradati, che non riescono a valorizzare le risorse, le potenzialità e i brand culturali e naturali presenti (felice posizione geografica, centralità mediterranea, patrimonio culturale e archeologico, Pitagora…); che quotidianamente mortificano la bellezza e la cultura; costretti ad essere governate e amministrate da una classe politica miope, inadeguata e insufficiente; non supportati dai pochi intellettuali in circolazione, isolati e incapaci di un progetto sinergico di cambiamento, nè dalla pletora di associazioni di ogni genere, spesso autoincensanti e “gelose” o custodi di prerogative e strumenti di “affermazioni” personali.
Territori che devono subire inoltre, -ciliegina sulla torta-, la presenza di uno stuolo variegato di detrattori e di “distruttori”, impegnati solo a denigrare chi tenta di “fare qualcosa”…
Sia il Natale, carissimi, occasione di riflessione individuale e collettiva per capire meglio da dove ripartire e il ruolo di ogni uomo responsabile; sia anche strumento di formazione di una coscienza critica, capace di indirizzare nella giusta direzione le trasformazioni e a valorizzare le radici identitarie. Combattere l’incapacità di fare sintesi dei bisogni e delle esigenze delle comunità, e di gettare lo sguardo oltre il “personale” o il contingente (fatto spesso solo di parole inutili; frivoli contenziosi, compensativi di frustrazioni e complessi; orgogli affermati con arroganza, mai domi e umiliati; orgogli feriti, di difficile rimozione..). Ridurre l’impaccio a disegnare un progetto di crescita e formazione, rimuovere l’inabilità ad immaginare un mondo diverso ma possibile, volando alto e impegnandosi per il bene di tutti, non solo per quello di parenti, amici, di gruppi e lobbies…
E’ difficile ma non impossibile, serve “solo” ispirarsi ai “buoni e profetici predicatori, di cui è costellata la storia di ieri e di oggi…
Duemilacinquecento anni fa, un grande Maestro ripeteva spesso, come l’oracolo di un dio, che “occorre bandire e estirpare con ogni mezzo, col ferro e col fuoco e ogni altro espediente, la malattia dal corpo, l’ignoranza dall’anima, la smoderatezza dal ventre, la sedizione dalla città, la discordia dalla casa e insieme la dismisura da tutte le cose…” Duemila anni fa un profeta illuminato invitava tutti a superare i limiti dell’egoismo e ad aprirsi agli altri con amore e solidarietà: “Guardate che nessuno renda ad alcuno male per male, anzi cercate sempre il bene gli uni degli altri e quello di tutti…”
Quarant’anni fa un uomo severo e timido, ma compreso della necessità del cambiamento, in un contesto difficile, lanciò un messaggio “rivoluzionario”: “Noi ci battiamo per una società che sia il momento più alto dello sviluppo di tutte le conquiste democratiche e che garantiscono il rispetto di tutte le libertà individuali e collettive, delle libertà religiose e della libertà della cultura, dell’arte e delle scienze”.
Carissimi, solo su questa strada, -credo convinto-, la classe degli uomini di buona volontà debba collocarsi, se vuole effettivamente svolgere un ruolo primario nella vita sociale… Altrove hanno il potere “politico”, altrove è presente il potere “dei numeri”, altrove è sfruttato il potere “delle condizioni favorevoli”,; i cittadini responsabili dovranno indirizzarsi verso il potere “della cultura”, valorizzando in concreto i brand presenti, come già detto, a iosa nel territorio… A loro può essere concesso solo questo tipo di potere, e questa può essere la loro fortuna…
In una realtà che poggia sui pilastri del trivio: superficialità, acriticità e approssimazione e del quadrivio: clientelismo, corruzione, abusivismo e malaffare; in una realtà dove è diffuso l’uso di codici linguistici, basati sulla logica dell’interesse e della convenienza personale e ispirati all’etica del trasformismo e del clientelismo carrieristico (sconosciute sia la logica aristotelica e della ragione che quella del buon senso e della diplomazia, inapplicabili inoltre i modelli pitagorico-cristiani, legati all’etica della responsabilità e della libertà); in una realtà dove diventa “eccezione scandalosa”, completare un’opera pubblica secondo i capitolati d’appalto, cioè senza irragionevoli aumenti di spesa, varianti continue e nei tempi stabiliti, destinarla effettivamente all’uso per cui è stata progettata, e non mutilarla o farla degradare per carenza di manutenzione ordinaria; in una realtà dove qualsiasi sussulto di dignità culturale viene tacciato di strumentalizzazione politica o d’altro genere; in una realtà dove è difficile il dialogo, il confronto, la solidarietà e la condivisione; in una realtà dove chi tenta di costruire e fare qualcosa di buono è ostacolato o in genere visto con sospetto; in una realtà in cui le singole scuole non riescono a dialogare tra di loro né a fare rete e i rispettivi dirigenti non si sforzano, tesi a operare in concorrenza spesso sleale, di ricercare punti di sintesi e convergenze; in una realtà in cui l’entusiasmo dei pochi viene mortificato dalla protervia e villania dei molti (“ma cchi cercano finocchi i timpa?” è l’unico complimento che riescono a fare); ebbene, in una realtà simile gli uomini di buona volontà devono senz’altro osare di più, devono uscire dall’isolamento e dall’emarginazione in cui si sono cacciati, devono recuperare quella centralità nella società, che anche la logica e il buon senso assegnano loro…
Carissimi, quando morì, il primo luglio del millenovecentoquarantasei, Arturo Reghini lasciò in eredità a 13 nati di quel mese ciò che lui aveva ricevuto alla sua nascita: una piccola fiammella per far luce e per dare calore al pensiero pitagorico… Con la raccomandazione di alimentarla di continuo e, possibilmente, arricchirla e valorizzarla… e l’avvertenza che non sarebbe stato facile perchè i venti dell’ignoranza e della cattiveria sono sempre in agguato e soffiano distruttivi: infatti ancora la grande biblioteca di Alessandria brucia, Cristo è perennemente in croce e il rogo di Giordano Bruno è costantemente attivo… Il livello di civiltà di un popolo -diceva convinto- si misura dal rispetto che si ha del bello, del vero e del giusto; dalla cura che si ha delle biblioteche, dei musei e di tutto ciò che conserva l’opera dell’uomo; dal valore che si dà alle cose e alla natura…
1) Salutate con gioia -invitava gli eredi- il primo giorno dell’anno, ma anche il secondo, il terzo e così via, esattamente come i primi Pitagorici salutavano il sole ogni mattina, dopo l’incubo e lo sgomento della notte…
2) Sforzatevi di trasformare in comportamenti tutto ciò che di bello riuscite a dire e a pensare senza il filtro dell’ipocrisia, dell’opportunismo e della malafede…
3) E’ nel vostro diritto contribuire ad allontanare i responsabili pigri e poco attenti nel valorizzare il patrimonio librario, artistico e archeologico, fonte e radice di ogni civiltà…
4) Aiutate a spegnere i fuochi, non siate seminatori di zizzania, difendete i giusti e i liberi pensatori, continuamente condannati a morte dal pavido potere…
5) Rispettate i valori, i principi e le regole condivisibili… ma ancor più l’altro, l’anziano e l’autorità democraticamente costituita…
6) Non percorrete strade mal progettate, che portano solo a lande desolatamente aride…
7) Non fatevi tentare dall’egoismo colpevole, dal potere ingiusto e dalla gloria fittizia…
8) Favorite, nella scelta dei vostri governanti, i capaci e i meritevoli; non delegate mai all’amministrazione del bene collettivo gli avidi, gli ambiziosi e i piccoli ras dalla smisurata ingordigia…
9) Sforzatevi di crescere in buon senso, equilibrio e pratica saggezza, allontanate pregiudizi e cattiveria, e l’uso contrapposto del linguaggio pubblico e privato…
10) Testimoniate l’orgoglio delle vostre radici, e con passione e convinzione il senso morale dello Stato e del dovere…
11) Operate sempre con la convinzione e la coscienza di offrire un servizio agli altri e alla vostra dignità…
12) Lavorate con serietà sulle cose che uniscono, sorvolate su quelle che dividono, operate sempre equilibrate sintesi, nel rispetto delle diverse posizioni…
13) Ricercate, di continuo, da uomini liberi e di buoni costumi, nuovi spazi di democrazia diretta e occasioni di partecipazione alla vita sociale; combattete i centri di potere, le clientele, la corruzione, i ricatti, i boicottaggi e le attività eticamente e palesemente discutibili…
Io sono nato il 28 luglio 1946…
Buon Natale da Carlo Ripolo